Quello che
oggi sta accadendo nella mia Pescara mi ricorda con tristezza quanto avvenne
negli anni ’60. Tornai da Bologna, dove frequentavo l’università, e il giorno
successivo andando al mare, allo stabilimento Venere a mangiare la pizzetta
della Signora Carolina, mi accorsi che il cinema-teatro Pomponi era sparito.
Andavo spesso a mangiare la pizza nel locale a sinistra dell’ingresso o il
gelato nella vicina gelateria Glacia. Ricordo anche alcune feste che si
tenevano nel salone al primo piano e i palchetti pieni di giovani coppie.
Ma il Pomponi
era pericolante, talmente “pericolante” che per abbatterlo hanno dovuto usare
delle cariche esplosive. Mi consolai pensando che molto probabilmente avrebbero
ricostruito nella stessa area un altro teatro.
E’ passato
più di mezzo secolo e sappiamo tutti cosa c’è nell’area del Pomponi.
L’amministrazione
comunale non avendo un altro Pomponi da abbattere ha ritenuto che a Pescara
c’erano troppi pini e per dimostrare una certa efficienza ha iniziato
immediatamente l’opera. Ma si tratta di
un vizio antico perché quando venni ad abitare nel 1991 in fondo a Via
Vespucci, ex Viale Ronchi, abbatterono diversi pini di fronte a casa e gli
operai dissero che sarebbero stati presto ripiantati. Dov’erano quei pini, oggi
c’è solo un deposito di immondizie.
Alcuni dei pini abbattuti hanno circa l’età
del vecchio Pomponi. Li accomuna l’età e delle amministrazioni che poco hanno a
che fare con la cultura.
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