La pietra a secco

Le origini della falsa cupola

I numerosi esempi sulla utilizzazione della falsa cupola negli ultimi secoli si riferiscono quasi esclusivamente a costruzioni di piccole dimensioni al servizio di una economia agro-pastorale, con funzione di ricovero momentaneo. Non mancano comunque esempi, anche di una certa importanza, in cui la modesta capanna si eleva al rango di abitazione con notevoli variazioni di forma rispetto ai primitivi esemplari, o addirittura assurge alla dignità di luogo di culto cristiano.
Anticamente l’uso della falsa cupola nelle abitazioni era probabilmente più frequente considerando la sua economicità e semplicità costruttiva, ma è chiaro che oggi è alquanto difficile, anche a una meticolosa indagine archeologica, leggere i resti di quelle modeste costruzioni. Abbiamo comunque sicure prove archeologiche sull’esistenza di capanne rotonde con tetto a cupola in Assiria, a Orcomeno (Beozia), a Larsa (tell nei pressi di Ur), e forse in alcuni complessi nuragici e nei castellieri preistorici.
In rari casi sono le fonti letterarie a venirci in aiuto: nella Storia Lausiaca di Palladio si parla delle abitazioni a tholos degli eremiti del Monte di Nitria, simili a quelle dell’antica comunità ebraica dei Terapeuti descritteci da Filone nel De vita contemplativa. Pertanto le uniche concrete testimonianze che ci sono giunte su questa particolare tecnica edilizia appartengono a quelle monumentali costruzioni, di carattere religioso o militare, che hanno resistito all’assalto del tempo.
Non è nota con certezza l’esatta funzione delle costruzioni circolari in mattoni crudi su basi in pietra rinvenute ad Arpachiyak (Mesopotamia) e risalenti al VI millennio a.C., ma esse rappresentano, con le similari costruzioni di Cipro, le più antiche testimonianze sulla falsa cupola.
A partire dal IV millennio a.C. troviamo tholoi in pietra in Mesopotamia, in Attica, nelle Cicladi e a Creta con funzioni prevalentemente funerarie.
Notevoli esempi sono le tombe della necropoli reale di Ur (Mesopotamia, 3300 a.C.), quelle micenee, con la famosa tomba detta del Tesoro di Atreo (1300 a.C.), quella di Pylos (Peloponneso) e di Orcomeno (Beozia) scoperta da Schliemann.
In Occidente le tombe a cupola compaiono in Bretagna (Île Longue) intorno al IV millennio a.C. Della seconda metà del III millennio a.C. sono i sepulcros de cupula della Spagna sud-orientale da cui sarebbero derivate, secondo alcuni studiosi, le tholoi funerarie del Portogallo, i passage graves irlandesi e le tombe delle isole Orknei. All’età del Bronzo appartengono il sese di Pantelleria, la naveta di Minorca e il longbarrow della Gran Bretagna.

Pantelleria-Sese Grande
Nella maggioranza dei casi tali edifici funerari erano realizzati a tumulo, ricoprendo cioè una o più camere funerarie con una collinetta di notevoli dimensioni rispetto alle celle funerarie. Le tombe micenee rappresentano una eccezione in quanto la tholos è sotterranea. Sempre a tumulo sono alcune tombe etrusche a tholos che in qualche caso presentano la particolarità di una colonna centrale sorregge il lastrone di chiusura  della falsa volta. 

Un discorso particolare meritano il nuraghe della Sardegna, la talajot delle Baleari e la torre o castella della Corsica, legati oltre che dalla vicinanza geografica, da notevoli somiglianze costruttive anche se le ultime due non hanno mai raggiunto la grandiosità e la ricchezza di forme presenti nella architettura nuragica. Al di là delle numerose ipotesi che si sono fatte sulla funzione dei nuraghi, sembra ormai certo il loro uso militare che spiega la loro posizione dominante, la mastodontica struttura e la difficoltà di accesso.

 
I muri a secco